martedì 29 aprile 2008

Quando il treno passa, poi non torna più

Ho trovato un blog, mi ha incuriosita, l'ho messo nei preferiti, ho cominciato a leggerlo. Arrivata a un certo post, mi sono sentita completamente ammaliata. E' che non ho mai avuto problemi a scrivere, e l'ho sempre fatto piuttosto bene. E' che l'ho usato come valvola di sfogo ai mille pernsieri e perché della mia vita. E' che mi piace farlo, e ne sento un bisogno assolutamente necessario. Eppure, nonostante tutto, mi accorgo di essere piena di cose non dette, che tengo fra me, sperando prima o poi di trovare le parole giuste per esprimerle... o la persona giusta che possa comprenderle. Ma così spesso tutto questo passa, e le cose ancora non sono state dette. In un semplice post ho trovato le parole giuste per ciò che provo, per ciò che sento il bisogno di comunicare, ho trovato persino invidia per non averlo saputo fare io. Occorre che io mi ritrovi, che scavi a fondo nell'anima mia e possa ritrovare l'originale di me. Quello che poteva non piacere, ma che era autentico e vero, come il mio personale Signor Darcy. Non è necessario ripetere ciò che è già stato scritto tanto bene, per cui mi metterò da parte, seminascosta discretamente in un angolo del mio palcoscenico, e mi limiterò a copiare ciò che meglio non si sarebbe potuto dire.
Dal blog di Pellys.
"Ebbene lo ammetto: sono banale come tutte le donne che si appassionano alla vicenda Darcy-Bennet.
Darcy, comunque, rimane un esempio perfetto di uomo ideale: lo detesti, ma appena smetti di detestarlo ti accorgi che lo sposeresti domattina.

Anch'io, come tutte, nella mia vita ho incontrato un Signor Darcy, pallido abbozzo di amore folle, di quelli che vorresti anche se non hai il coraggio di saltare a piè pari per andartelo a prendere.
Il coraggio non c'è perché i Darcy sono troppo, o magari non è così, però tu credi che siano troppo per te. Per te, per la tua normalità nonostante tutto, per il tuo essere confusamente felice e poco stabile d'umore.
I Darcy non sono persone qualunque, uomini da tutti i giorni, banalmente belli e mediamente normali.
I Darcy passano forse una sola volta nella vita, e se tu non sei pronta ad aprire la finestra e scendere giù, poi non ti devi lamentare. (...)

Se qualcuno ha un luogo nella nostra vita molti sono i modi per entrare in contatto con lui. Una telefonata, una mail, una visita. Sapere che qualcuno di intimo ti fa partecipe del suo tempo, pensa a te, pensa a fare qualcosa per te, pensa a come dirti qualcosa, si muove in qualche luogo che tu neanche conosci pur portandoti con lui attraverso la leggerezza del pensiero di te. (...)

Dire che una persona ha un luogo nella nostra vita, mi sembra la cosa più giusta. Penso che, nella mia città, ci sia una piazza per ogni persona a cui voglio bene, ma bene davvero. Le vie sono i collegamenti. Io sto nella piazzetta del teatro, e lì scrivo, e penso, e vado al cinema. Le persone che fanno parte della mia vita hanno una panchina in una delle piazze che ci sono nella città dentro di me. E se ne stanno lì sedute a rimirare la sera di già primavera. Penso questo, anche se può sembrare sciocco.

Caro mio personale Signor Darcy, tu probabilmente non sai di avere una piazza a te dedicata in quella città, e non sai nemmeno che lì c'è una panchina che ti aspetta.
Io non mi ricordo più come accade che ci si tuffi dentro gli occhi di qualcuno, ma so che può essere pericoloso, perché non si sa quando si tornerà indietro, o se si tornerà.
So che quel che diceva Catullo col suo Odi et Amo potrà essere banale, ma in fondo è verità.

Signor Darcy, io so che ti avrei sposato domattina, e ogni mattina di ogni giorno a venire della mia vita.
Tu meriti carezze, e baci sugli occhi, e una mano che passi fra i tuoi capelli con amorevole allegria. Meriti di essere abbracciato, e molto, e forte. Meriti qualcuno che all'occorrenza tolga quel capello che si sarà posato sulla tua giacca, e che sappia accorgersi che tu sai ridere come nessuno.
Sei una persona educata e antica, sensibile e intelligente in modo profondo, come solo le persone autentiche sanno essere.
Non so quanto tu sia consapevole di ciò che sei, perciò, Signor Darcy, se nella tua vita non te l'hanno detto abbastanza, te lo dico io: sei bellissimo.
Se in futuro non te lo diranno abbastanza, te lo dico io: sei bellissimo.
Se ancora non ne sei convinto, te lo ripeto io: sei bellissimo. In tutti i modi in cui una persona può essere bella. E, come tutte le persone belle, meriti di essere trattato con cura.
Chi ti avrà sarà una persona fortunata. Spero soltanto che sappia prendersi cura di te, e riesca a scorgere il mondo che le offrirai in ogni più piccolo gesto.

E' necessario che io molli il colpo, e mi ritragga. Il treno che passa sotto la mia finestra, forse, non è per me.
So, però, che la finestra la lascerò aperta, e che per un po' rimarrò ancora qui a guardare.
Se la tua panchina rimarrà vuota, sarà stato un onore ugualmente".

Non è splendido? Liberazione, lacrime, tormento a leggere il sentimento portante di questi ultimi mesi. C'è solo una cosa, che devo cambiare, per quanto riguarda la mia persona: il treno che sta passando sotto la mia finestra, non lo voglio perdere. Perché già ho fatto di tutto per perderlo, e lui invece è ancora lì. Quello che resta da scoprire è se ha intenzione di restarci o se, invece, ripartirà non appena avrò sceso le scale per salirci. Chi ha tempo non aspetti tempo.

4 commenti:

  1. ...Grazie. Ho trovato per puro caso questa pagina, perché un'amica mi ha detto "Digitiamo un po' chasingthequeen su Google e vediamo che viene fuori". E ho trovato te.
    Grazie, di cuore.
    Commenta quando vuoi, mi farebbe davvero piacere.
    P.S. Bellissimo colore questo blog!
    :-)

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  2. Cavoli davvero scritto benissimo!!!
    Il mio treno fortunatamente mi ha aspettato a lungo e con pazienza, quando finalmente ho deciso di riprenderlo mi ha portato nella direzione giusta: la felicità.... Spero che anche il tuo treno ti aspetterà ancora a lungo... ma tu scendile presto le scale oj? ;P

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  3. Cara Francesca... ho già commentato, sono quella Lady H. che ti ha scritto di essere rimasta tanto colpita dalla tue parole. Ci ho pensato e ripensato, non riuscivo a dimenticarle, e ho sentito il bisogno di scriverle anche qui, nella riproduzione della "mia cittadella". Grazie a te, che mi hai aiutata a dare forma e a esprimere tutta questa confusione del mio mondo... Ti leggo, mi fa stare meglio.

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  4. Cara Dolcetto, è inutile dire che ogni treno ha un percorso diverso, fermate diverse, alcuni sono solo andata, e quindi non si può mai essere sicuri di riuscire ad acchiapparlo... Nonostante io ora tema davvero di non farcela, sapere che c'è chi ce l'ha fatta mi rende felice, ma così felice, perché rende possibile ciò in cui a volte faccio tanta fatica a credere. Cercherò di non sbagliare più...

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