Il weekend dopo è stato un weekend molto intenso… A dir la verità ora sono un po’ confusa e, non avendone scritto subito, non riesco a concentrarmi e ricordare esattamente cosa abbiamo fatto. So solo che è stato bellissimo e lui dolcissimo. Ricordo un semplice venerdì al F.man con Chris e alcuni suoi amici in visita. Ricordo un sabato interamente passato in casa (sera compresa) per via del brutto tempo (ma non ci siamo affatto annoiati!), e una domenica al mare in cui ci siamo bruciati tutti e due.
Sono stata lì lì per parlargli di noi in più di un’occasione, perché lui era particolarmente dolce.
Domenica era il 32° compleanno di Maggie. Guillaume era in Brasile per lavoro, così venerdì sera avevo deciso di prepararle qualcosa che ero sicura le piacesse e che la coccolasse un po’. Quando eravamo a Shanghai e andavamo da Paul, lei prendeva sempre la lemon tarte, però diceva che non era speciale come quella di Hong Kong. Così, ho deciso di unire l’utile al dilettevole e di preparare qualcosa di simile, ma che non avessi ancora postato. Combinazione il giovedì sera A. mi aveva parlato di una ricetta di sua nonna che gli piace moltissimo, e io ancora non l’avevo mai sperimentata, per via dell’enorme quantità di burro. Ma poi, il Fato ha voluto che trovassi una soluzione ottimale, e così… Ecco qui il risultato:
LEMON BARS
ricetta presa da qui.
Ingredienti:
Per la pasta
110 g di margarina
220 g di farina
75 g di zucchero
1/2 cucchiaino di sale
scorza grattugiata di un limone
220 g di farina
75 g di zucchero
1/2 cucchiaino di sale
scorza grattugiata di un limone
Per la crema 4 uova
160 g di zucchero
1/2 limone
40 g di farina
20 g di amido di mais
Preparate l’impasto per la base: impastando tutti gli ingredienti fino a che l’impasto non si amalgama e forma una palletta grumosa. E’ molto briciolosa, io ero quasi sicura che mancasse un uovo ma poi non mi sono arresa e alla fine ce l’ho fatta a stenderla! E consiglio di non aggiungere uova perché, anche se si fa un po’ di fatica, alla fine la pasta è molto buona e leggera.
Stendere la pasta così ottenuta in una teglia rettangolare 33×22x5 cm (o quadrata) e create un bordo abbastanza alto (consiglio caldamente carta da forno perché io ho unto una teglia in pirex e al momento di tagliare i quadretti ho distrutto tutto… –.-‘).
Punzecchiate con una forchetta e infornate per circa 25 minuti a 180°.
Mentre cuoce la base, preparate la crema: in una ciotola mescolare le uova e lo zucchero fino a far diventare l’impasto omogeneo e chiaro, aggiungere poi il succo di mezzo limone, la farina e la scorza grattugiata del mezzo limone. Quando la crosta è pronta versatevi dentro la crema al limone e tenerla fuori dal forno, abbassate la temperatura del forno a 150°C . Una volta che la temperatura del forno sarà scesa riponete la teglia in forno nuovamente e cuocete la lemon bar per circa 30 minuti. Sfornate e lasciate raffreddare completamente, poi tagliate in rettangoli uguali e cospargete di zucchero a velo un attimo prima di servire (metterlo prima lo farebbe assorbire tutto dalla crema).
Siamo andati a cena io, A., Sander, Lisa e Gaby, e ovviamente la festeggiata. Abbiamo mangiato da Hai Bian Ren, che è molto buono, poi ovviamente abbiamo fatto fuori le lemon bars. Apprezzatissime, anche a me sono piaciute da matti, molto più della crostata al limone in cui secondo me il limone era troppo forte (ecco perché stavolta ho fatto di testa mia e ho ridotto drasticamente i limoni… risultato perfetto!). Se ne sono avanzate solo due, che ho lasciato a Maggie per la colazione dell’indomani.
Abbiamo discusso un po’ dei nomi per il bambino, e i più gettonati erano Vincent (Vince), e Samuel.
A fine serata abbiamo riaccompagnato Maggie a casa e poi io sono stata ancora da A., e son tornata a casa il lunedì mattina giusto prima di partire per andare a lavorare.
Insomma, uno splendido weekend.
Mercoledì pomeriggio Maggie si è sentita male ed è stata, dopo varie peripezie prettamente ‘cinesi’ che non sto a raccontare per evitare di spaccare il monitor nel mentre, ricoverata all’ICU. Nessuno diceva niente, nessuno informava nessuno. Ma basta ho detto… niente ulteriori polemiche o rabbia. Tanto non serve a niente.
Il bambino è stato fatto nascere non appena è arrivato un medico competente che ha capito che era assolutamente necessario farla partorire, ma era troppo tardi.
Madre e bambino sono ancora vivi, ma respirano grazie alle macchine e le speranze sono nulle.
Le notizie si sono accavallate confuse e scorrette da giovedì mattine, quando mi ha chiamata Sander, a Giovedì sera, quando sono andata da A. che mi ha raccontato la giornata in ospedale, a questo sabato, quando Guillaume è tornato dal Brasile di corsa e si è precipitato all’ospedale, perché ancora non si rendeva conto di quello che stava succedendo, a questa domenica, quando siamo andati tutti all’ospedale, e poi a casa di Guillaume, per non lasciarlo solo in quella casa, piena di Maggie.
E’ inutile che racconti tutti i vari passaggi e i vari sviluppi, sono stanca di parlarne e non ne ho voglia, e alla fine non ha senso scriverne. Dico solo che sia Maggie sia il suo bambino sono in condizioni critiche, e, se anche Maggie sopravvivrà, non ri risveglierà mai dal coma, perché le sue funzioni cerebrali sono a zero. Ma probabilmente non ce la farà. Il suo bimbo è più piccolo della norma, e non respira da solo. Se sopravvivrà, non sarà un bimbo normale.
Guillaume è… No, lasciamo perdere. Tutto questo è troppo brutto per essere successo. E’ ingiusto e orribile, e il contorno, l’ambiente in cui è avvenuto lo rende solo più orribile e difficile. Il menefreghismo, l’avidità, la disinformazione, tutto ci rende così arrabbiati che è insopportabile. Dico solo che ci siamo messi noi a fare ricerche su quello che Maggie potrebbe avere avuto, e siamo giunti alla conclusione, anche grazie alla competenza della mamma di A., che potrebbe trattarsi della HELLP Syndrome. Tutto corrisponde.
Ieri abbiamo scannerizzato i risultati dell’EEG e di un altro esame, e li abbiamo inviati alla mamma di A., che li mostrerà a un dottore, in modo che possa fornirci una spiegazione dettagliata e precisa e in inglese sulla situazione, visto che qui non lo fa nessuno. NESSUNO. Un uomo ha il diritto di sapere perché sua moglie gli viene portata via. Deve sapere. O non lo accetterà mai.
Forza Maggie. Forza Guillaume.
Voglio credere ai miracoli.
Voglio credere ai miracoli.
Oh mio Dio. Tesoro, ho la pelle d'oca, non riesco a crederci. Ti abbraccio forte e preghero' per Maggie e la sua famiglia. Ti abbraccio forte!
RispondiEliminaCarissima, il tuo racconto mi ha fatto venire i brividi. Che tristezza e poi immagino come ti senti impotente e piena di rabbia. Sai, abituata a leggere i tuoi racconti sempre conditi con un pizzico di allegria, questa vicissitudine mi tocca profondamente. Anche se non conosco le persone in questione sembra anche a me una grande ingiustizia. Comunque incrocio le dita. Ti abbraccio, tina
RispondiEliminaChe cosa orribile.
RispondiEliminaPosso immaginare le stupore e la rabbia. Una mia amica finì in condizioni pietose dopo il parto, l'hanno salvata solo perchè presa in tempo.
Mi spiace davvero tanto.
mamma che cosa brutta... mi sento il cuore a pezzi io che di maggie e del suo bambino ho sentito parlare solo qui sul tuo blog.. non posso immaginare quanto stiate male voi e soprattutto guillaume...
RispondiEliminaa volte la vita è troppo cattiva
un abbraccio
Che racconto, veramente triste e toccante..
RispondiEliminaMi unisco alle vostre preghiere,
Forza Maggie, forza Guillaume.
E' terribile... non ho parole... ti abbraccio Ele e mi unisco alle preghiere!
RispondiEliminaCiao. Che dolore, questi sono dolori altroche'. Anche se non conosco questi ragazzi prego x loro. Ma una domanda mi sorge spontanea, dagli esami ecc ecc non si poteva prevenire?? e, se Maggie non è cinese non poteva ritornare a casa?? L'ospedale ha fatto di tutto?? aveva capito il problema.?? Gis
RispondiEliminaOddio... Che tragedia....
RispondiEliminaSono senza parole...
Mi dispiace, posso solo unirmi a te e pregare perchè avvennga il miracolo.
Certe cose non dovrebbero avvenire oggi con la medicina che fa progressi, ma pare a volte essere all'ordine del giorno.
Coraggio...
Delia
Speriamo davvero che ci sia un miracolo...che tristezza, povero Guillaume...non trovo le parole...
RispondiEliminaGrazie per la vostra solidarietà, anche se non risolve la vicinanza delle persone fa sempre stare meglio.
RispondiEliminaGIS: Maggie è cinese, il marito è francese. La sindrome di HELLP non si può prevenire, infatti anche in america ed europa se compare in genere occorrono alcune ore per identificarla. L'unica cosa che si può rimproverare ai medici qui è il sistema intero, che vede medici che non lavorano per passione, per salvare una vita, ma per pura cupidigia. se l'avessero fatta partorire subito, anche senza sapere cos'aveva, avrebbero potuto salvare almeno uno dei due. abbiamo mandato gli esami in america e ci hanno confermato l'assoluta assenza di funzioni cerebrali. si va avanti, ma se ci si ferma a pensare, la tristezza sale.
è incredibile in un paese così tecnologicamente evoluto......
RispondiEliminaun abbraccio!!!!
Senza parole
RispondiEliminaUn pensiero profondo e silenzioso.
Un abbraccio.