mercoledì 1 dicembre 2010

Summing up

Ci ho di nuovo messo un bel po’, ma qui le cose da fare sono sempre troppe, e quindi il blog va un po’ a farsi benedire, anche se mi scoccia se penso a tutto quello che vorrei registrare e che invece verrà solo affidato alla mia memoria… E stiamo freschi, temo. L’età avanza anche per me eh!!
Riassumendo alla bell’e buona dopo la prima settimana di carinerie (mi ha cercata tutti i giorni, ci siamo visti tutte le sere, ha cucinato per me, mi è persino andato a prendere il forno a microonde nuovo e me l’ha riportato a casa insieme a tutte le mie piante, che gli avevo affidato prima di andare in Italia, mi ha fatto tanti lavoretti in casa, mi ha accompagnata a cercare lo specchio e varie altre cose che mi servivano). Poi c’è stato un weekend un po’ così così, che non mi ha soddisfatto, diciamo, e la settimana dopo, in cui son stata presa da mille paranoie vedendo un lui strano. La possibilità di andare alle Hawai’i non mi sembrava la stesse prendendo seriamente, e non sentivo più che avesse voglia di vedermi… diciamo che si è abbassata la qualità del tempo trascorso insieme. Per di più io mi sono ammalata, con un raffreddore bello forte, quindi non ero proprio in forma.
Così, visto che sono una persona sia insicura che eccessivamente altruista a volte, alla fine ho deciso di parlargli di nuovo. Era a casa mia e, anche se erano ormai le 00.30 e io respiravo a malapena e solo con la bocca, ho fatto che fargli il discorso che mi ronzava in testa. In poche parole gli ho detto che ci avevo pensato bene negli ultimi giorni, sulla mia capacità o meno di perdonarlo davvero, ovvero di resettare tutto, come se non fosse mai successo. Gli ho spiegato come vedevo io la storia del perdonare che ho già spiegato a voi nell'ultimo post e che alla fine sì, ero sicura di potercela fare. E che, visto che lui mi aveva detto che gli viene estremamente difficile prendere delle decisioni e fare delle scelte, volevo chiedergli se era ancora convinto di voler stare con me oppure magari si era pentito, dal momento che non mi risultava che l’avesse mai incontrata per la chiusura definitiva che voleva dare al loro rapporto. E che una cosa sola gli chiedevo: che, dal momento che viviamo tutti nella stessa città e che i locali non sono che pochi, nel caso ci fossimo trovati tutti insieme sotto lo stesso tetto non avrei accettato da parte sua un comportamento come quello di Halloween, non avrei accettato di essere messa da parte, dopo che io avevo resettato tutto quanto e avevo rinunciato a dare spiegazioni a tutti gli amici e i conoscenti che erano là, quella sera, a farsi le proprie idee su quello che stava succedendo.
Lui ha ascoltato tutto, poi mi ha detto che era convinto della sua scelta, e che l’aveva incontrata per chiudere, e che avevano chiuso, e che però non si sarebbe sentito a suo agio a stare con noi due insieme, per questo voleva evitare certe situazioni, come la cena di compleanno della nostra amica, in cui eravamo invitati tutti e tre. Gli ho fatto notare che non è giusto che cambiamo vita e abitudini e locali per paura di incontrarla, che non mi va e non è giusto. Lui dice che gli spiace che io sia di mezzo ma che semplicemente vorrebbe evitare di rovinare la serata e mettere a disagio tutti e tre, e che ha solo bisogno di tempo, perché alla fine lei non gli ha mai fatto nulla di male, non c’è stato un motivo di odio o delusione, semplicemente la distanza inizialmente, la mia comparsa dopo, e il suo 'feeling' che non fosse lei ‘quella giusta’. Io alla fine gli volevo solo mettere in chiaro che non volevo cambiare vita scappando dale situazioni, ma in realtà la pensavo allo stesso modo, perché mi conosco e so che probabilmente sarei la prima a desiderare di andarmene, nel caso ci trovassimo tutti quanti nello stesso locale, quindi abbiamo deciso di saltare la cena di compleanno.
Parlando, alla fine siamo giunti ad argomenti un tantino più seri, che non mi aspettavo minimamente e che mi hanno colta proprio alla sprovvista… Mi ha chiesto cosa voglio, io, dal nostro rapporto. Come lo vedo. Qual è il mio ‘goal’. Azzo… Alla fine non mi ricordo manco cosa ho biascicato, tra un soffio di naso e l’altro, ma ricordo per certo di avergli detto che se a settembre non me n’ero andata era perché volevo stare con lui, e che non so lui cosa pensa ne cosa vuole fare, e se vede una Gaijina nel suo futuro, ovunque sia, ma che se se ne andasse, io non potrei mai rimanere qui. E che non ho ‘goal’, non gli chiedo niente, ma ovvio è che, finché sei felice, non vuoi separarti dal tuo motivo di felicità... no? Insomma, un ‘chi vivrà vedrà’. Gli ho anche detto che non so cosa fare con l’azienda nel caso dovessero volermi per un contratto a lungo termine, proprio perché non so quali siano i suoi, di piani. Lui mi ha detto che non avevamo mai parlato di questo e che anche lui non capiva molto bene cosa avrei fatto io, che prima dovevo partire a settembre, poi ho deciso di fermarmi fino a dicembre, e poi chissà. Ma che non aveva una risposta. Che ha paura di impegnarsi, e che lo sanno tutte le persone che lo conoscono bene. Che qui in Cina aveva una ragazza Americana, prima di me, e gli piaceva parecchio, ma lei aveva una situazione in sospeso con un ex ragazzo in America, che ogni tanto tirava fuori. Fatto sta che lei era tornata a casa, e lui aveva deciso di impegnarsi, e l’aveva seguita, cercando lavoro là. Poi un bel giorno la chiama e sente che lei è con qualcuno. Ha capito subito che era l’altro tipo. Due giorni più tardi lei gli ha scritto una mail per informarlo che erano tornati insieme e che sperava potessero restare amici. Insomma… praticamente ha subito quel che ha fatto subire a me. Comunque… un po’ di cose sono state dette, anche se nei giorni seguenti io ho continuato ad avere il timore che lui si fosse pentito della scelta ma non osasse dirmelo, anche se lui mi aveva rassicurata. Gli avevo anche detto che temevo avesse ricevuto il perdono troppo facilmente e potesse rifarlo, o pensare che non ho personalità, solo perché le mie reazioni forti sono quelle iniziali, ma dopo che mi sono sfogata sono molto molto calma. Insomma, gli ho detto proprio tutto.
Il weekend della cena saltata è stato noiosetto, non c’era nessun altro in giro ed è stato proprio blando, comparato a quelli precedenti.
Poi è arrivata una piccola novità, ovvero ha iniziato a suonare il
sax in un locale, con altri due ragazzi americani. Ha ricominciato lezioni di cinese, insomma… si è occupato meglio le sue giornate troppo lunghe. Quando torna dal locale, adesso mi chiama e poi passa da me, io gli cucino qualcosa veloce, guardiamo un film, e si ferma da me.
Pero avevo sempre una sensazione che lui fosse un po’ strano, non lo so… Nel frattempo stava cercando di fare dei piani col fratello e io non sapevo se sperare che gli andassero bene o male perché non conoscevo le conseguenze che queste sue scelte avrebbero potuto avere sulla nostra relazione.
Un giorno mi scrive un messaggio con testuali parole: "My mother sent you a gift". Io che cosa dovevo pensare? Sono stata in trepidazione tutto il giorno, non tanto per il regalo quanto per il dubbio ?Ha parlato a sua madre di me?', cosa che mi sembrava alquanto improbabile. Ero sicura che lui avesse deciso di darmi qualcosa che sua mamma gli aveva mandato, e niente più. Alla fine sono passata da lui quella sera, e mi ha dato due pacchetti di caffè aromatizzati rispettivamente alla vaniglia francese e alla vaniglia e biscotti... Solo annusandoli ci si sente un attimo in paradiso! E poi un tacchino peluche, da mettere sulla tavola il giorno del Ringraziamento.
Venerdì c’era il compleanno di Chris, poi sabato sono andata a sentirlo suonare. Ci sono rimasta assai male quando, facendo una pausa e venendo altavolo mio e di G., non mi ha manco salutata. Manco 'hello', ha detto. Insomma!!! Poi sono arrivati alcuni miei colleghi, e al tavolo mi sono trovata seduta vicino a Chris. Mi ha detto che il giorno dopo lui e A. sarebbero andati in palestra a correre, e io gli ho detto che A. a me aveva detto che avrebbe collaborato per fare la pumpkin pie! Così Chris ha detto che era sicuro non sarebbero andati a correre, ma avrebbe mantenuto l’impegno con me, che sono più importante. La mia risata è stata abbastanza forte, così ci siam messi a parlare. Chris dice che io e lui ci piacciamo tantissimo, al che io ridevo di cuore e con amarezza e gli dicevo che non è vero, e gli facevo notare il suo comportamento della serata. Chris mi diceva ‘Ma e A.! E’ fatto cosi! Non mostra niente’. Però allo stesso tempo si è stupito pure lui quando A., terminato di suonare, se n’è uscito coi compagni di banda per 20 minuti buoni, e quando è tornato, è andato a sedersi dall’altra parte del tavolo. Così Chris mi ha detto che fa cosi perché io ho il potere di ferirlo, di farlo soffrire… Se lui gli facesse qualsiasi cosa, da amico, non potrebbe mai farlo stare male come invece potrei fare io. Lui non è pericoloso, io sì. Diciamo che il modo in cui me l’ha detto ci stava, e mi ha tirata un po’ su. Poi alla fine ha vinto la scommessa, perché A. e venuto e gli ha chiesto di scalare cosi che potesse stare vicino a me e a lui, e io vicino a lui e al mio capo-collega che parla italiano. Poi la serata è andata ancora migliorando perché il mio capo-collega è davvero cool, e con A. parla italiano e A. spagnolo, e si capiscono, e scherzano e si fanno le battute. Claudio alla fine gli ha porto il braccio per uscire ma A. si è messo a ridere e gli ha detto ‘No no no, scordatelo. Io non ti abbraccio, non ti bacio, non ti tocco. Forse non capisci perché sei italiano e sei abituato così, ma non esiste per me!!’, al che mi sono sentita sollevata, visto che il weekend prima aveva detto che per lui tenersi per mano è stupido.
A casa si stava addormentando sul divano e mi ha chiesto di raccontargli una storia… Gli ho raccontato tutta Occhiolino, Dueocchiolini e Treocchiolini!!!! Si era addormentato dopo 3 secondi, e non ci voleva credere che gli avessi davvero narrato tutta la storia.
La domenica mattina siamo usciti per una passeggiata, c’erano ancora 20 gradi e non volevamo perderci la bella giornata. Non avremmo dovuto fare tardi perché la sera avevo organizzato una cena da me, ma alla fine abbiamo camminato per ore, dappertutto. Mi ha portata nel suo posto segreto, bellissimo, ho visto una parte di città che non conoscevo. Alle 3 eravamo da me, dopo aver camminato almeno 4 chilometri. Mi son messa subito a preparare, lui si è addormentato sul divano. Quando mi sono avvicinata per togliergli il computer dalle gambe, mi ha abbracciata e non mi voleva lasciare più. E poi mi ha aiutata, avevo preparato già l’impasto delle empanadas argentine per farlo felice, volevo fargli una sospresa… Mi ha aiutata a farcirle e chiuderle, poi sono arrivati gli altri. Lui era soddisfattissimo, anche se la ricetta che ho usato per l’impasto non era quella giusta, perché era diverso da come avrebbe dovuto venire e il ripieno non era prosciutto e queso, come piace a lui. Insomma… alla fine erano ottime!!!! Lui era veramente contento, poi per sua idea ho preparato anche una salsina che in genere uso per accompagnare l’omelette ai broccoli, e ci ha proprio azzeccato, perché ci stava benissimo! Insomma… Ottima cena, vino, amici. E poi, la pumpkin pie. Anche lei, strana. Ma apprezzata, hanno fatto tutti il bis, tranne io. Mentre ero in cucina è venuto dietro di me e mi ha dato un bacio, ringraziandomi e facendomi i complimenti.
Gli altri se ne sono andati, lui è rimasto a dormire da me. Eravamo nel letto e lui mi ha chiesto di parlargli, non so come siam finiti a parlare di mio padre e mia madre e alla fine lui ha detto che sarebbe stata divertente una cena coi miei. Io gli ho chiesto se aveva capito una sola parola di quello che gli avevo detto, cosi ci siam messi a confrontare le diverse famiglie, italiana e Americana, come sarebbe noioso probabilmente per me una cena con la sua, famiglia, visto che non sono chiassose neanche 6 donne che parlano in cucina. Gli ho detto che mio padre è particolare, che se arriva un amico mio o di mia sorella e lui e seduto sul divano, non si sente ritenuto ad alzarsi e accoglierlo, e questo mette noi in grandissimo imbarazzo e mette in soggezione tutti i nostri amici. Poi lui ha imparato da poco a dire ‘permaloso’, cosi lo dice sempre, anche quando non è corretto, e per fargli capire cosa vuol dire gli ho detto che la mia mamma è permalosa, e gli ho fatto qualche esempio. E lui mi ha detto che, se mai incontrerà i miei, prenderà in giro mio papà seduto sul divano dicendogli che non c'è bisogno di alzarsi. Gli ho detto che sicuramente lui non avrebbe capito e anzi lo avrebbe apprezzato moltissimo e di conseguenza lo avrebbe onorato con la sua accoglienza alzandosi in piedi. Allora ha detto che la prima cosa che direbbe a mia mamma sarebbe che è permalosa. Io gli ho fatto notare che lei lo avrebbe odiato a morte così, allora mi ha detto che non direbbe che è permalosa, ma che IO gli ho detto che lo è ma lui non ci crede affatto, così lei lo amerà dal primo momento. Ehhhhhh!!!! Mi chiedo se davvero arriverà mai, quel momento, e se sia anche solo lontanamente possible. Poi mi ha aiutata a nascondere l’accento perché dice che il mio inglese è talmente buono che sono pronta per il passo successivo.
Il giorno dopo, io ho ricominciato la mia settimana lavorativa. La sera mi ha scritto e mi ha detto che era stato malissimo tutto il giorno, e che ci saremmo visti l’indomani. Martedì aveva le prove al locale, mi ha chiamata quando ha finito ed è venuto di nuovo da me. Con gli avanzi della crust della pumpkin pie, che è più salata che dolce, avevo fatto dei sablés, una specie almeno, così glieli ho serviti per cena farciti col cooked ham e il gouda cheese che aveva comprato per le empanadas. Ma sapeste che delizia è venuta fuori!!!! L’impasto è molto burroso, tra una sfoglia e una brisée, e il tutto ha un gusto di Valdostana… ottime davvero, perfette per uno snack o per l’aperitivo o fingerfood. Ma non mi ha lasciato il tempo di fotografarle.
Poi si è messo a letto, era già piuttosto tardi ma non avevamo sonno. Gli ho raccontato il mio sogno della notte prima, che ero nella mia cucina in Italia e facevo una torta, quando un bimbetto di 6-7 anni arriva e mi ruba un biscotto. Io col mestolo in mano corro e cerco di acchiappare mio figlio che ride felice, finché lo raggiungo, lo stringo forte mentre gli faccio il solletico e tutti e due strilliamo come matti. Lui mi ha chiesto se era un maschio e se mi assomigliava, io mi ricordavo solo che era un bel bambino coi capelli castano chiaro, quel castano che col sole diventa quasi biondo, e che avevamo un ottimo rapporto.
Lui era di ottimo umore e terribilmente carino, forse perché stava molto meglio, insomma era difficile credere che il giorno prima si sentisse tanto male, mi abbracciava e ci siamo scambiati qualche regola di italiano e spagnolo, poi mi coccolava, faceva lo scemo, poi si è messo a parlare con la mia pancia, che è rumorosa in qualsiasi condizione sia, affamata o piena, in digestione o addormentata. Si faceva proprio i discorsi! Chiedeva, fingeva di sentire le risposte, insomma… Un cretino, ma mi faceva ridere, ed è stato bello. Poi mi ha detto che aveva male all’occhio perché la volta prima che si era fermato da me mi ero girata nel sonno e gli avevo tirato un pugno. Poi si è messo a cantare un tango argentino finché a forza di ridere mi è venuto sonno e gli ho chiesto di star zitto e di provare a dormire perché tra una cosa e l’altra erano gia le tre passate, e io avevo la sveglia alle 7.
Quando è suonata, eravano ancora abbracciati e tutti appiccicati. E non voleva farmi andare via. Alle 7.20 ho dovuto liberarmi dal suo abbraccio e lui si è girato dall’altro lato e, con tono drammatico, mi ha detto: “All right then, just go!!! Leave me alone since you don’t want me!!’. Ho cominciato la giornata con una risata. E' stata dura andarsene. Ho fatto il caffè e per le 8 eravamo fuori, io per prendere il pullman lui diretto a casa sua, che sta a un minuto dalla mia.
Domenica festeggeremo il Thanksgiving, anche se sarebbe domani, ma qui io lavoro e ho tempo solo nel weekend. Spero che la pumpkin pie mi venga migliore di quella di domenica scorsa… E che sia una giornata felice, e solo il primo di tanti Thanksgiving che festeggeremo insieme. E’ da secoli che desidero passarne uno in un’autentica famiglia Americana, spero che il sogno di bambina, nato guardando le serie Tv, possa avverarsi prima o poi, in un pomeriggio gelido e probabilmente innevato, in una città vicina a un lago, in una casa dove le voci delle donne, anche se numerose e indaffarate in cucina, non giungono agli uomini seduti in salotto. Anche se non credo che, se mai succederà, potrò contenere il mio entusiasmo e la mia felicità, e manifestarli in tutto il mio essere italiana!
Ps. Questo post è stato scritto cominciato un mese fa, continuato una frase per volta fino a rimanere lì, incompleto, e troppo lungo persino per me. Stasera volevo davvero terminarlo e pubblicare, ma mi ha chiamata per la cena e, di nuovo, gli ho dato la precedenza lasciando indietro blog, chat con gli amici, mail alla mamma, riordino di iTunes. Ora sono le 02.00 e mi son stufata, lo taglio e lo pubblico senza manco rileggerlo né ricordarmi cosa ho scritto e dove mi sono fermata, così imparo a darmi una regolata!
Domani mi sono imposta di starmene a casa per fare le mie cose, e PROMETTO che pubblicherò la ricetta delle nostre Empanadas. E poi verrà anche il Thanksgiving… Ahh! Che mangiata!!!
Un bacione a tutte!!!! Nanna time for me!!

6 commenti:

  1. Beh... dato che è passato del tempo da quando hai iniziato a scrivere questo post, spero che nel frattempo le cose siano migliorate ancora e ancora e ancora... ;)
    Buona notte dolcezza!
    Attendo il prossimo post...
    Delia

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  2. attendiamo il seguito.. sperando sia un crescendo di felicità..

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  3. Eccoci qui... sono riuscita a leggerlo :-) !
    Beh è normale andare incontro a degli alti e bassi nel rapporto di coppia ... e come si suol dire "se non uccide fortifica!"
    Beh quella di dire a tu padre "non c'è bisogno che si alzi (mentre è seduto)" è troppo ganzaaaa!!! Se mai dovesse accadere promettimi di videoregistrare questa scena!!! Ancora ridooo!!!

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  4. DELIA: sìsì... tutto fantastico... e siamo in partenza tesoro!!!! vediamo se indovini per dove!!!!! ;););) ne abbiamo parlato davanti a un caffè..........

    PASTICCIONA: :)))) per ora mi trovo già mezza sulle nuvole... se poi partiamo davvero credo che a gennaio vi annoierò con tutti i particolari!!!

    MAGGYE: AHAHAHAHAHHAHAH!!!!! guarda quest'uomo sta prendendo troppe volte le parti di mio padre nelle nostre chiacchierate.... temo quasi che potrebbero fare coppia fissa!!! nooooooooooooooooooo!!!!!!!!!!!!!!!

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  5. ehi cara ma per dove parti? Hawaii? Non ci posso credere, che meraviglia! Però sto prof. Bear ancora non mi ha convinta del tutto...vediamo nei prossimi post se posso dargli fiducia! Nel frattempo dita incrociate per te!

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  6. ALESSANDRA: no, hawai'i per ora rimandate!! andiamo in th... th.. thai.... thailandia!!!! yuppieeeeeeeeeeee partiamo domenica prossima!!! e tu come stai???? novità???? mmmh???

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