martedì 21 dicembre 2010

La migliore medicina

Tante cose son successe negli ultimi tempi, tanti sbalzi di umore, attacchi di dubbi e picchi di felicità. Non sono riuscita ad essere costante, nella memorizzazione per iscritto di tutto ciò, ma credo sia perché oramai non è più una novità, fa parte dell’ordine del giorno, ormai siamo una coppia da quasi sette mesi, e ci vediamo praticamente tutti i giorni.
Le cose da ricordare sono una mia ‘promozione’ lavorativa, e quindi l’allungamento della mia permanenza in Cina, almeno finché lui starà qui; il mio weekend a Xi’An, con due colleghi, nel mentre lui è uscito con gli altri e ha chiacchierato un po’ con Alessia, che ovviamente il giorno dopo mi ha chiamata per riferirmi tutto. Mi ha detto che lui le diceva che noi siamo giovani, che dobbiamo afferrare tutte le occasioni, e che per me era una bella occasione lavorativa alla mia azienda. E che lui vorrebbe tornare in Argentina, e cercare di mantenere i contatti con la Cina per lavoro, “But Then Ele?”. Quindi si preoccupa per me, pensando al suo futuro intendo. Almeno non sono la sola a farlo.
Altra cosuccia da annotare è che due settimane fa mi ha mandato una mail chiedendomi di mandargli una mia foto che mi piace. La sera ci siamo visti al Qbar e gli ho chiesto a cosa gli servisse, se era magari per l’application di qualcosa, magari per il biglietto del viaggio. Lui mi ha detto che è per uso privato, perché non ha nemmeno una mia foto. Che dolce!! Cuore rosso
Altra notizia, questa volta bella grossa, è che ce ne partiamo esattamente domenica prossimaaaaaaaaaaa!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! Alla fine andiamo in Thailandia, perché per via di un’incomprensione con G. e l’agenzia non ha più trovato biglietti per le Hawai’I a meno di 2000 dollari. Io dal canto mio sono più contenta perché era veramente troppo costoso e non era ancora ben definito il mio futuro al tempo, quindi mi sembrava un po’ una cosa azzardata spendere così tanto dei miei risparmi (e a marzo ho altri 6 mesi d’affitto).
Ce ne stiamo là fino all’11, Koh Chang per cominciare, poi se troviamo un posto (da non credere, è tutto prenotato!!!), ci sposteremmo in un’altra isola, per poi finire con due giorni di shopping a Bankok e poi ritorno. Non vedo l’ora! E’ la prima volta che me ne vado in un posto figo, tanto più in inverno quando qui si gela! Tornerò tutta abbronzata che bello che bello!!!
Poi in programma ma poco fattibile per questioni di vacanze e visto ci sarebbe il Vietnam insieme ad una coppia di amici… Volevamo fare Hawai’I ma sono sempre troppo care. Spero tanto di andare in Vietnam! It’s so cool!!
Altra cosuccia……… Sabato sera siamo andati in un locale che di solito non è il nostro stile, non perché sia brutto, ma perché è carissimo e c’è una band colombiana che suona latino americano, ma le due tipe vanno a prendere la gente seduta per ballare e non c’è mai nessuno in piedi! Ma sabato c’era un party ed era pieno di gente così siamo andati. A me latino americano piace, ma mi vergognavo a ballare davanti al Professore, perché lì erano tutte bravissime perché fanno lezione, io invece non sono granché, soprattutto se sono sobria e davanti a qualcuno che mi piace.
Alla fine mi sono decisa e ho trascinato prima G., poi C. Sono anche stata furba perché sono entrambi talmente negati che almeno nessuno notava me.
Poi… Ta-daaaa. A. mi ha chiesto di ballare. Ahahahaah io non ci volevo credere, invece poi l’ha fatto davvero. Lo giuro, non avrei scommesso una cippa che sapesse anche solo muovere un passo, sembra così rigido!!!! E invece… Non solo se la cava e CONOSCE i passi di salsa, ma conduce benissimo!!!! Guidata da lui mi sono ritornati in mente i giri che avevo imparato al corso speedy di 8 anni fa e devo dire che abbiamo fatto una porca figura!!! Avrei voluto urlare che qualcuno ci filmasse, o scattasse qualche foto, ma nessuno l’ha fatto. Che peccato… Poi mi ha ringraziata per aver ballato con lui e avergli insegnato (… Perplesso io???), e ci siamo sbaciucchiati un pochino davanti a tutti…. Cosa che non facciamo mai.
E questi sono i picchi…
Ma ci sono anche i momenti bassi, purtroppo… Ad esempio, lo scorso weekend mi raccontava che non sta dormendo bene, e si è fatto dare qualche medicina. Poi da lì mi ha raccontato che due anni fa è stato senza dormire se non un’ora per notte 3 settimane, fino a che la mamma di Maggie gli ha dato delle pastiglie efficacissime. Mi ha detto che era molto triste e quando è così non riesce a dormire. La domanda non l’ho fatta ma lui ha risposto lo stesso, mi ha detto che adesso non è triste né depresso, ma un po’… gloomy.
Insomma, io sono un’insicura, e mi dispiace sapere che la persona con cui sto non è felice, e la cosa rende un po’ triste pure me. Così entriamo in un circolo che non ci fa bene. E questo mi causa gli incubi…… Così reali che al risveglio non riesco neanche a guardarlo in faccia e non riesco a trattenere le lacrime un po’ dal sollievo un po’ dalla paura che possa succedere davvero e io sentirmi così.
Io e Ale eravamo andate a casa sua, io avevo dei campioni da fargli vedere, ed ero tutta eccitata perché avevo un sacco di notizie da riferirgli. Eravamo in camera da letto, in una casa grande e luminosa che non ci azzecca nulla con la sua, e io ero seduta sul bordo del letto, chinata a frugare in una borsa, con le spalle alla porta. Lui era in piedi ai piedi del letto, in boxer e maglietta. Mi sono girata per dargli i campioni e una ragazza russa, biondina e con la frangetta è entrata in camera in versione appena docciata. Sono stata un fulmine, ho spinto via Ale che era sul mio percorso e mi ci sono avventata contro per tirargli una sberla con tutte le mie forze, forse quella che non gli ho tirato dopo la notte di Halloween. Ma lui era troppo alto e grosso, non riuscivo a dargli una sberla come si deve, ma solo piccoli schiaffetti che non bastavano a sfogare tutta la mia rabbia e il mio odio, gli urlavo contro di tutto e alla fine sono salita sul gradino del letto per raggiungerlo meglio, ma continuavo a non riuscire a dargli la sberla che volevo, quelle che pure il suono fa male. E lui non faceva una piega, dicendo qualcosa tipo scusa non lo faccio più ma con leggerezza, senza pensarlo davvero.
Poi me ne sono andata in soggiorno ed ero di nuovo chinata su un borsone a raccogliere tutta la mia roba e lui è entrato e si è seduto sul divano, e si è messo a giocare con la XBox. Io gli sputavo addosso tutta la mia rabbia e delusione, ricordandogli che mi ero fidata, che l’avevo perdonato e ci era ricascato! E lui, ridendo, mi ha detto: “Ha ha ha. I know you care too much about me, Ele”. Insomma, mi stava facendo capire che sapeva che non avrei avuto la forza di lasciarlo andare e quindi lui sapeva di avere tanto potere su di me da poter fare tutto il cazzo che voleva. Io a queste parole dette sghignazzando non sono più riuscita a finire la mia frase, ero veramente allibita e incredula, e così ferita ovviamente, che me ne sono andata in bagno mentre gli dicevo che avrebbe visto, se non me ne sarei andata e non mi avrebbe mai più dovuto nemmeno cercare. Ero a sciacquarmi la faccia quando è entrata in bagno la ragazza (completamente diversa, vestita tipo scolaretta, capelli biondi lunghi senza frangia, con gli occhiali). Ci presentiamo cordialmente, poi lei mi chiede il mio numero, al che le dico che questo mi sembra un po’ eccessivo. E poi, noto un pezzo di carta, vicino allo specchio del lavandino, con una frase strana, che accidenti non riesco a ricordare. Ma finiva con il nome di Maggie, e la frase voleva dire qualcosa, so solo che mi ha un po’ sollevato, perché poteva essere interpretata in modo da dare una spiegazione perfettamente plausibile a quello che era successo.
Mi sono svegliata al buio, ancora stringendo le meningi e cercando di capire perché quella ragazza era lì se non per scopi poco innocenti, e poi mi veniva in mente che era uscita dalla doccia e che nessuno dei due aveva negato davanti alla mia furia omicida, e che comunque, in ogni caso, anche se mi avessero dimostrato che non era successo niente, lui era stato un perfetto asshol e non avrei mai più potuto guardarlo allo stesso modo, sapendo che poteva essere così.
Pensavo a tutto questo piangiucchiando quando mi sono girata e l’ho visto, accanto a me, addormentato. Ho subito distolto lo sguardo, confusa. E finalmente ho iniziato a capire che avevo sognato.
Mi è preso il magone e mi sono messa a sedere per cercare di calmarmi, avevo il cuore a mille e il groppo in gola. Mi sono rimessa giù per non svegliarlo e gli ho dato un’altra occhiatina. Lui si è svegliato per via dei miei movimenti e mi ha preso la mano, e io d’istinto ho tenuto rigida la mia. Mi ci è voluta tutta la notte per convincermi che davvero non aveva detto quella frase e che è molto improbabile che ricapiti una cosa del genere, di questo sono razionalmente convinta.
La mattina dopo ero ancora turbata, e di tanto in tanto mi riuscivano le lacrime. Lui si è accorto che avevo qualcosa ma non sapevo se raccontargli del sogno, una parte di me voleva farlo, per fargli capire le cose che mi rendono insicura di lui, così che magari lui si faccia un esame di coscienza, perché lui è il tipo che poi ci pensa su. Però sembrava anche volergli ricordare il suo sbaglio e la storia di Halloween e quando l’ho perdonato gli ho anche detto che avrei resettato tutto quindi non volevo tirarla fuori.
Adesso lui è in viaggio per lavoro e tornerà domani. In questi due giorni mi sono dedicata alle cose che di solito quando c’è lui non ho il tempo di fare (pulire, mail, blog, foto, …), e sono contenta di aver avuto questa ‘pausa’ per me stessa.
Adesso ovviamente mi manca già. Prima di partire mi ha lasciato tre maglioni che gli hanno ristretto in tintoria e glieli ho rimessi a posto, lui ha detto che era il regalo di Natale più bello che avrebbe potuto ricevere.
In ogni caso, siamo fortunati, perché abbiamo la cura per la mia insicurezza e i suoi dubbi sul futuro: si chiama Koh Chang, e la cominciamo insieme domenica Isola con palma. ลาก่อน!!! (Goodbye!)

domenica 19 dicembre 2010

Pumpkin Pie… Ciack quarto

E’ incredibile come io non riesca più a mantenere gli impegni, dico che scriverò presto poi chissà come I giorni passano e io non solo non scrivo, ma mi dimentico pure le ricette che volevo postare e quello che volevo raccontare.
Quest’anno ho festeggiato il mio primo Thanksgiving!Essendo una grande appassionata di Friends, sognavo, un giorno, di partecipare a una di quelle mega cene a base di pietanze così diverse dalle nostre… enorme tacchino farcito, patate dolci, pumpkin pie…
A ottobre una sera abbiamo tirato fuori l’idea, poi io che ci tenevo particolarmente mi sono impuntata e ho impedito che venisse abbandonata. Abbiamo organizzato un vero e proprio programma organizzativo, assegnando le varie missioni: chi si sarebbe procurato il tacchino, chi avrebbe preparato lo stuffing, chi il gravy, chile yams, chi il dessert. E non potevo che essere io, la destinataria dell’ultimo?
Questa torta mi ha fatto sudare. Non avendo la scatoletta di polpa di zucca che usano tutti, in America, pensavo tranquilla ‘it’s not a big deal’, cuocerò la zucca. la cuocerò a vapore, o al micro, o al forno, così che non si formi l’acqua ma anzi si asciughi. Non sto a raccontare tutte I miei tentativi, dico solo che la prima volta ho seguito una ricetta classica, e la torta era ok, solo troppa noce moscata, il ripieno non ancora raffreddato (e acquoso, per colpa della zucca), che andava a bagnare la crust e a farla ammosciare. Ma l’hanno finita I miei 3 ospiti dopo le empanadas.
Per il Thanksgiving, alla fine siamo riusciti, con una botta di culo, a trovare la scatoletta. Fantastico, perché davvero, it’s a pain in the ass cuocerla da sè.
Il problema però l’ho avuto con la pasta. Incredibile. Volevo seguire pari pari la ricetta originale, che A. mi aveva consigliato perché era quella sperimentata con numerosi successi da sua mamma, ma niente, non riuscivo a formare una palla che non mi si sbriciolasse tra le mani. Impossibile persino stenderla! L’ho rifatta tre volte.
Alla fine, fuck it!, ho pensato, userò la mia ricetta della pasta brisè. E basta. Ed è andata, non solo bene, ma mi è stato detto che era perfetta. Io ormai ero troppo stanca persino per prestarci attenzione, per di più alquanto disappointed perché non posso proprio dire che sia tra I miei dolci preferiti, e speravo che almeno una torta paradisiaca mi ricompensasse di tutti I sacrifici e il tempo speso, e invece no. De gustibus!
Ma via, ora, alla ricetta! Se becco quella giusta, che dopo tutte ste peripezie, finisce ancora che vi do quella sbagliata.
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Ingredienti (per una tortiera da 23-24cm:
per la crust:
200g di farina
100g di burro freddo a pezzi
50ml di acqua fredda
1 pizzico di sale
per il filling:
1 pacchetto di biscotti (io ho usato le Marie, vanno bene)
2 uova
1/2 cup zucchero
brown sugar
1 teaspoon cannella in polvere
1/2 teaspoon sale
1 lattina da 15 oz di polpa di zucca
12 oz di panna
per l’accompagnamento:
1/2 cup di panna da montare
1
tablespotablaspoon zucchero
1/4 teaspoon cannella
Per prima cosa fate la pasta, lavorando rapidamente prima la farina con il sale e il burro; quando il composto diventa sabbioso, aggiungete l'acqua e impastate, formate la palla, avvolgetela nella pellicola e lasciate riposare in frigorifero per almeno 30' (ricetta di Tania).
Quando la pasta è pronta, stendetela nella teglia, facendo un bordo piuttosto alto. Sbriciolate i biscotti e fate uno strato all’interno dell’involucro (questo per impedire che il ripieno vada a bagnare la pasta sottostante).
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Io a questo punto ho infornato per qualche minuto, per far indurire almeno un pochino la base (calore solo sotto, parte bassa del forno, tempo a occhio, sorry, sto diventando come mia nonna).
Intanto preparate il ripieno, sbattendo prima le uova con le fruste elettriche, poi aggiungendo tutti gli altri ingredienti. E anche qui, devo dirlo: ci ho messo lo zampino. Aggiungi un po’ di qui, togli di lì, alla fine ho stravolto la ricetta, assaggiando e in base al tentativo precedente.
La ricetta originale la trovate qui. Io ho cambiato la crust e nel ripieno ho eliminato semi di garofano e zenzero, e ho utilizzato sia zucchero bianco sia brown sugar, e ho aumentato la cannella. E ho aggiunto un pizzico di noce moscata (andateci piano, perché tende a coprire tutti gli altri sapori). E non avendo l’evaporated milk ho usato la panna e un po’ di latte normale.
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Insomma, poi riempite il guscio col ripieno, e cuocete a 180°-200°, per circa 45 minuti, ma controllate spesso e, se necessario, spostate la teglia nei vari ripiani a seconda della necessità.
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Fate raffreddare, ficcate in frigorifero, e al momento di servire sistemate sopra ogni fetta un ciuffetto di panna montata con cannella e zucchero.
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A voi!!
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sabato 4 dicembre 2010

Empanadas

Il mio Prof. Bear da giovane ha trascorso qualche tempo in Argentina, dove ha imparato lo spagnolo e dove ha imparato ad apprezzare alcuni cibi che non conosceva. Tra questi, quello di cui parla più spesso sono le Empanadas, dei fagottini di pasta tipo brisée ripieni con carne e verdure, oppure prosciutto e queso.
Qualche settimana fa ho deciso di fargli una sorpresa, preparandole senza dirgli niente. La cena, a cui erano invitati anche C. e G., era fissata per domenica. La sera prima avevo già preparato la pasta e il ripieno, dovevo solo formarle e fare la pumpkin pie di prova per il Nostrao Thanksgiving. Non avendogli detto cosa bolliva in pentola, il signorino mi ha fatta camminare 4 chilometri domenica mattina, per goderci la bella e tiepida giornata, mentre io me la godevo sì, ma senza smettere di calcolare se mi sarebbe bastato il tempo per far tutto.
Era talmente testone che alla fine gli ho dovuto dire in cosa consisteva il menu, altrimenti non mi avrebbe fatta tornare a casa.
Per le empanadas io cercavo la ricetta di quelle argentine, ma ce ne sono milioni, e non sapevo quale scegliere. Alla fine ne ho seguita una trovata su Youtube per la pasta, mentre per il ripieno ho fatto affidamento sulla… mia fantasia!
Devo dire che quando preparavo il ripieno ero contentissima perché il profumo era ottimo, ma Lui quando ha saputo che non erano di prosciutto e formaggio ha voluto andare a comprare entrambi per farne un po’ e un po’, dicendo che erano le sue preferite.
A casa dopo un pisolino sul mio divano mi ha aiutato a fare le empanadas, e devo ammettere che era più bravo di me. Alla fine le abbiamo fatte tutte con il mio ripieno di carne, conservando il formaggio e prosciutto per un’altra occasione.
Ma veniamo alla ricetta promessa.

Ingredienti per la pasta:
3 cups farina
1/4 tsp salt
170 g burro freddo a pezzetti
1 uovo
4-5 tbsp acqua

Mischiate farina e sale, poi aggiungete il burro a pezzettini e l’uovo.


Con la punta delle dita lavoricchiate per formare un composto bricioloso, poi appena la maggior parte della farina è stata assorbita, cominciate ad aggiungere acqua, un po’ per volta, fino a poter fare una palla, da chiudere in pellicola e mettere in frigo una mezz’oretta.


Riprendete la vostra palla, fate delle palline da rilavorare con le mani singolarmente, poi appiattitele e stendetele in dei cerchi sottili.


Potete riempirle subito, oppure conservarle in frigorifero, ben chiuse perché la pasta non si secchi, fino al momento di utilizzarle. Se volete un consiglio, fatele prima di consumarle, perché io il giorno dopo le ho trovate troppo dure e troppo poco maneggevoli per essere riempite senza romperle.

Per il ripieno:
2 fettine di petto di pollo tagliate a tocchetti piccolissimi
300 g tritato di vitello
1 carota
3 patate piccole
1 peperone
1/2 cipolla
2 spicchi d’aglio
pisellini surgelati
dado
paprika, sale, pepe
In una padella tipo vok scaldate dell’olio, poi rosolate l’aglio tritato, poi aggiungete la cipolla tritata e fate imbiondire.
Aggiungete la carne e fate rosolare da tutti I lati, poi aggiungete un pezzetto di dado, e sfumate con un goccio di vino bianco.


Aggiungete la carota a pezzetti minuscoli,


le patate a cubettini mignon e i pisellini (io avevo fatto bollire un po’ patate e piselli prima),


infine il peperone a cubettini, fate cuocere il tutto a fiamma moderata, a cottura ultimata salate, pepate e aggiungete la paprika. Fate raffreddare.


Prendete I vostri dischetti di pasta (se erano in frigo dovrete aspettare che ritornino malleabili o si romperanno troppo facilmente), riempiteli col ripieno e chiudeteli a mezzaluna, sigillando bene I bordi. Poi fate l’orlo, tipico delle empanadas… Trovate un ottimo video qui.


Io avrei voluto farne uno ma le mie empanadas facevano veramente pena e le sue erano migliori ma non sufficientemente esplicative… Ma la colpa è stata dell’impasto, che non era affatto elastico come dovrebbe e quindi si rimpeva facilmente una volta riempito.
Tra l’altro mentre stavamo avendo difficoltà per formare le empanadas, poi lui si è messo a fare una ricerca e mi ha trovato un’altra ricetta che sembra molto molto migliore e che dà una pasta più elastica… Sarà il prossimo tentativo comunque! Restate connesse!
Cuocete in forno caldo fino a doratura. Servite calde.

Ma la chicca, la volete sapere? Visto che il ripieno di carne era un po’ asciutto (anche questo, consiglio di farlo sul momento), lui ha avuto un’iluminazione: si è ricordato della salsina al formaggio che gli avevo servito con un’omelette ai broccoli, ricetta fantastica trovata qui e da allora rifatta regolarmente – ma non ho ancora avuto tempo di postarla) e mi ha chiesto di rifarla e di servirla con le empanadas. Io ero un po’ scettica, ma il mio scopo era farlo felice, così l’ho accontentato. Beh ragazzi… Ci aveva visto giusto!! La salsina ci stava da dio, era ottima e tutto è stato spazzolato in men che due minuti!

Per la salsina al parmigiano:
4 cucchiaini da caffè di maizena
200 ml di latte
2 cucchiai di parmigiano
noce moscata
sale

Per la crema stemperate la maizena nel latte freddo, salate, aggiungete 2 cucchiai di parmigiano e fate cuocere a fuoco dolce, sempre mescolando, finché la crema non si addensa. Continuate la cottura per altri 2 minuti, aggiungete la noce moscata (una generosa grattata) e tenete da parte (non fate formare la crosticina... datele una giratina ogni tanto).
Servite le empanadas con la salsina. Non solo il Professore non ha rimpianto l’assenza delle empanadas con prosciutto e queso, ma ha spazzolato tutto e mi ha fatto tanti complimenti. E’ stato veramente dolcissimo!!


A me son piaciute molto, e ho dovuto riconoscere che la salsa era davvero necessaria. A voi l’esperimento!!!


Le Empanadas possono essere preparate in quantità industriale ed essere gustate come piatto unico in compagnia con amici e famiglia, oppure fatene in moderata quantità per un aperitivo o fingerfood. Saranno perfette in ogni caso!

mercoledì 1 dicembre 2010

Summing up

Ci ho di nuovo messo un bel po’, ma qui le cose da fare sono sempre troppe, e quindi il blog va un po’ a farsi benedire, anche se mi scoccia se penso a tutto quello che vorrei registrare e che invece verrà solo affidato alla mia memoria… E stiamo freschi, temo. L’età avanza anche per me eh!!
Riassumendo alla bell’e buona dopo la prima settimana di carinerie (mi ha cercata tutti i giorni, ci siamo visti tutte le sere, ha cucinato per me, mi è persino andato a prendere il forno a microonde nuovo e me l’ha riportato a casa insieme a tutte le mie piante, che gli avevo affidato prima di andare in Italia, mi ha fatto tanti lavoretti in casa, mi ha accompagnata a cercare lo specchio e varie altre cose che mi servivano). Poi c’è stato un weekend un po’ così così, che non mi ha soddisfatto, diciamo, e la settimana dopo, in cui son stata presa da mille paranoie vedendo un lui strano. La possibilità di andare alle Hawai’i non mi sembrava la stesse prendendo seriamente, e non sentivo più che avesse voglia di vedermi… diciamo che si è abbassata la qualità del tempo trascorso insieme. Per di più io mi sono ammalata, con un raffreddore bello forte, quindi non ero proprio in forma.
Così, visto che sono una persona sia insicura che eccessivamente altruista a volte, alla fine ho deciso di parlargli di nuovo. Era a casa mia e, anche se erano ormai le 00.30 e io respiravo a malapena e solo con la bocca, ho fatto che fargli il discorso che mi ronzava in testa. In poche parole gli ho detto che ci avevo pensato bene negli ultimi giorni, sulla mia capacità o meno di perdonarlo davvero, ovvero di resettare tutto, come se non fosse mai successo. Gli ho spiegato come vedevo io la storia del perdonare che ho già spiegato a voi nell'ultimo post e che alla fine sì, ero sicura di potercela fare. E che, visto che lui mi aveva detto che gli viene estremamente difficile prendere delle decisioni e fare delle scelte, volevo chiedergli se era ancora convinto di voler stare con me oppure magari si era pentito, dal momento che non mi risultava che l’avesse mai incontrata per la chiusura definitiva che voleva dare al loro rapporto. E che una cosa sola gli chiedevo: che, dal momento che viviamo tutti nella stessa città e che i locali non sono che pochi, nel caso ci fossimo trovati tutti insieme sotto lo stesso tetto non avrei accettato da parte sua un comportamento come quello di Halloween, non avrei accettato di essere messa da parte, dopo che io avevo resettato tutto quanto e avevo rinunciato a dare spiegazioni a tutti gli amici e i conoscenti che erano là, quella sera, a farsi le proprie idee su quello che stava succedendo.
Lui ha ascoltato tutto, poi mi ha detto che era convinto della sua scelta, e che l’aveva incontrata per chiudere, e che avevano chiuso, e che però non si sarebbe sentito a suo agio a stare con noi due insieme, per questo voleva evitare certe situazioni, come la cena di compleanno della nostra amica, in cui eravamo invitati tutti e tre. Gli ho fatto notare che non è giusto che cambiamo vita e abitudini e locali per paura di incontrarla, che non mi va e non è giusto. Lui dice che gli spiace che io sia di mezzo ma che semplicemente vorrebbe evitare di rovinare la serata e mettere a disagio tutti e tre, e che ha solo bisogno di tempo, perché alla fine lei non gli ha mai fatto nulla di male, non c’è stato un motivo di odio o delusione, semplicemente la distanza inizialmente, la mia comparsa dopo, e il suo 'feeling' che non fosse lei ‘quella giusta’. Io alla fine gli volevo solo mettere in chiaro che non volevo cambiare vita scappando dale situazioni, ma in realtà la pensavo allo stesso modo, perché mi conosco e so che probabilmente sarei la prima a desiderare di andarmene, nel caso ci trovassimo tutti quanti nello stesso locale, quindi abbiamo deciso di saltare la cena di compleanno.
Parlando, alla fine siamo giunti ad argomenti un tantino più seri, che non mi aspettavo minimamente e che mi hanno colta proprio alla sprovvista… Mi ha chiesto cosa voglio, io, dal nostro rapporto. Come lo vedo. Qual è il mio ‘goal’. Azzo… Alla fine non mi ricordo manco cosa ho biascicato, tra un soffio di naso e l’altro, ma ricordo per certo di avergli detto che se a settembre non me n’ero andata era perché volevo stare con lui, e che non so lui cosa pensa ne cosa vuole fare, e se vede una Gaijina nel suo futuro, ovunque sia, ma che se se ne andasse, io non potrei mai rimanere qui. E che non ho ‘goal’, non gli chiedo niente, ma ovvio è che, finché sei felice, non vuoi separarti dal tuo motivo di felicità... no? Insomma, un ‘chi vivrà vedrà’. Gli ho anche detto che non so cosa fare con l’azienda nel caso dovessero volermi per un contratto a lungo termine, proprio perché non so quali siano i suoi, di piani. Lui mi ha detto che non avevamo mai parlato di questo e che anche lui non capiva molto bene cosa avrei fatto io, che prima dovevo partire a settembre, poi ho deciso di fermarmi fino a dicembre, e poi chissà. Ma che non aveva una risposta. Che ha paura di impegnarsi, e che lo sanno tutte le persone che lo conoscono bene. Che qui in Cina aveva una ragazza Americana, prima di me, e gli piaceva parecchio, ma lei aveva una situazione in sospeso con un ex ragazzo in America, che ogni tanto tirava fuori. Fatto sta che lei era tornata a casa, e lui aveva deciso di impegnarsi, e l’aveva seguita, cercando lavoro là. Poi un bel giorno la chiama e sente che lei è con qualcuno. Ha capito subito che era l’altro tipo. Due giorni più tardi lei gli ha scritto una mail per informarlo che erano tornati insieme e che sperava potessero restare amici. Insomma… praticamente ha subito quel che ha fatto subire a me. Comunque… un po’ di cose sono state dette, anche se nei giorni seguenti io ho continuato ad avere il timore che lui si fosse pentito della scelta ma non osasse dirmelo, anche se lui mi aveva rassicurata. Gli avevo anche detto che temevo avesse ricevuto il perdono troppo facilmente e potesse rifarlo, o pensare che non ho personalità, solo perché le mie reazioni forti sono quelle iniziali, ma dopo che mi sono sfogata sono molto molto calma. Insomma, gli ho detto proprio tutto.
Il weekend della cena saltata è stato noiosetto, non c’era nessun altro in giro ed è stato proprio blando, comparato a quelli precedenti.
Poi è arrivata una piccola novità, ovvero ha iniziato a suonare il
sax in un locale, con altri due ragazzi americani. Ha ricominciato lezioni di cinese, insomma… si è occupato meglio le sue giornate troppo lunghe. Quando torna dal locale, adesso mi chiama e poi passa da me, io gli cucino qualcosa veloce, guardiamo un film, e si ferma da me.
Pero avevo sempre una sensazione che lui fosse un po’ strano, non lo so… Nel frattempo stava cercando di fare dei piani col fratello e io non sapevo se sperare che gli andassero bene o male perché non conoscevo le conseguenze che queste sue scelte avrebbero potuto avere sulla nostra relazione.
Un giorno mi scrive un messaggio con testuali parole: "My mother sent you a gift". Io che cosa dovevo pensare? Sono stata in trepidazione tutto il giorno, non tanto per il regalo quanto per il dubbio ?Ha parlato a sua madre di me?', cosa che mi sembrava alquanto improbabile. Ero sicura che lui avesse deciso di darmi qualcosa che sua mamma gli aveva mandato, e niente più. Alla fine sono passata da lui quella sera, e mi ha dato due pacchetti di caffè aromatizzati rispettivamente alla vaniglia francese e alla vaniglia e biscotti... Solo annusandoli ci si sente un attimo in paradiso! E poi un tacchino peluche, da mettere sulla tavola il giorno del Ringraziamento.
Venerdì c’era il compleanno di Chris, poi sabato sono andata a sentirlo suonare. Ci sono rimasta assai male quando, facendo una pausa e venendo altavolo mio e di G., non mi ha manco salutata. Manco 'hello', ha detto. Insomma!!! Poi sono arrivati alcuni miei colleghi, e al tavolo mi sono trovata seduta vicino a Chris. Mi ha detto che il giorno dopo lui e A. sarebbero andati in palestra a correre, e io gli ho detto che A. a me aveva detto che avrebbe collaborato per fare la pumpkin pie! Così Chris ha detto che era sicuro non sarebbero andati a correre, ma avrebbe mantenuto l’impegno con me, che sono più importante. La mia risata è stata abbastanza forte, così ci siam messi a parlare. Chris dice che io e lui ci piacciamo tantissimo, al che io ridevo di cuore e con amarezza e gli dicevo che non è vero, e gli facevo notare il suo comportamento della serata. Chris mi diceva ‘Ma e A.! E’ fatto cosi! Non mostra niente’. Però allo stesso tempo si è stupito pure lui quando A., terminato di suonare, se n’è uscito coi compagni di banda per 20 minuti buoni, e quando è tornato, è andato a sedersi dall’altra parte del tavolo. Così Chris mi ha detto che fa cosi perché io ho il potere di ferirlo, di farlo soffrire… Se lui gli facesse qualsiasi cosa, da amico, non potrebbe mai farlo stare male come invece potrei fare io. Lui non è pericoloso, io sì. Diciamo che il modo in cui me l’ha detto ci stava, e mi ha tirata un po’ su. Poi alla fine ha vinto la scommessa, perché A. e venuto e gli ha chiesto di scalare cosi che potesse stare vicino a me e a lui, e io vicino a lui e al mio capo-collega che parla italiano. Poi la serata è andata ancora migliorando perché il mio capo-collega è davvero cool, e con A. parla italiano e A. spagnolo, e si capiscono, e scherzano e si fanno le battute. Claudio alla fine gli ha porto il braccio per uscire ma A. si è messo a ridere e gli ha detto ‘No no no, scordatelo. Io non ti abbraccio, non ti bacio, non ti tocco. Forse non capisci perché sei italiano e sei abituato così, ma non esiste per me!!’, al che mi sono sentita sollevata, visto che il weekend prima aveva detto che per lui tenersi per mano è stupido.
A casa si stava addormentando sul divano e mi ha chiesto di raccontargli una storia… Gli ho raccontato tutta Occhiolino, Dueocchiolini e Treocchiolini!!!! Si era addormentato dopo 3 secondi, e non ci voleva credere che gli avessi davvero narrato tutta la storia.
La domenica mattina siamo usciti per una passeggiata, c’erano ancora 20 gradi e non volevamo perderci la bella giornata. Non avremmo dovuto fare tardi perché la sera avevo organizzato una cena da me, ma alla fine abbiamo camminato per ore, dappertutto. Mi ha portata nel suo posto segreto, bellissimo, ho visto una parte di città che non conoscevo. Alle 3 eravamo da me, dopo aver camminato almeno 4 chilometri. Mi son messa subito a preparare, lui si è addormentato sul divano. Quando mi sono avvicinata per togliergli il computer dalle gambe, mi ha abbracciata e non mi voleva lasciare più. E poi mi ha aiutata, avevo preparato già l’impasto delle empanadas argentine per farlo felice, volevo fargli una sospresa… Mi ha aiutata a farcirle e chiuderle, poi sono arrivati gli altri. Lui era soddisfattissimo, anche se la ricetta che ho usato per l’impasto non era quella giusta, perché era diverso da come avrebbe dovuto venire e il ripieno non era prosciutto e queso, come piace a lui. Insomma… alla fine erano ottime!!!! Lui era veramente contento, poi per sua idea ho preparato anche una salsina che in genere uso per accompagnare l’omelette ai broccoli, e ci ha proprio azzeccato, perché ci stava benissimo! Insomma… Ottima cena, vino, amici. E poi, la pumpkin pie. Anche lei, strana. Ma apprezzata, hanno fatto tutti il bis, tranne io. Mentre ero in cucina è venuto dietro di me e mi ha dato un bacio, ringraziandomi e facendomi i complimenti.
Gli altri se ne sono andati, lui è rimasto a dormire da me. Eravamo nel letto e lui mi ha chiesto di parlargli, non so come siam finiti a parlare di mio padre e mia madre e alla fine lui ha detto che sarebbe stata divertente una cena coi miei. Io gli ho chiesto se aveva capito una sola parola di quello che gli avevo detto, cosi ci siam messi a confrontare le diverse famiglie, italiana e Americana, come sarebbe noioso probabilmente per me una cena con la sua, famiglia, visto che non sono chiassose neanche 6 donne che parlano in cucina. Gli ho detto che mio padre è particolare, che se arriva un amico mio o di mia sorella e lui e seduto sul divano, non si sente ritenuto ad alzarsi e accoglierlo, e questo mette noi in grandissimo imbarazzo e mette in soggezione tutti i nostri amici. Poi lui ha imparato da poco a dire ‘permaloso’, cosi lo dice sempre, anche quando non è corretto, e per fargli capire cosa vuol dire gli ho detto che la mia mamma è permalosa, e gli ho fatto qualche esempio. E lui mi ha detto che, se mai incontrerà i miei, prenderà in giro mio papà seduto sul divano dicendogli che non c'è bisogno di alzarsi. Gli ho detto che sicuramente lui non avrebbe capito e anzi lo avrebbe apprezzato moltissimo e di conseguenza lo avrebbe onorato con la sua accoglienza alzandosi in piedi. Allora ha detto che la prima cosa che direbbe a mia mamma sarebbe che è permalosa. Io gli ho fatto notare che lei lo avrebbe odiato a morte così, allora mi ha detto che non direbbe che è permalosa, ma che IO gli ho detto che lo è ma lui non ci crede affatto, così lei lo amerà dal primo momento. Ehhhhhh!!!! Mi chiedo se davvero arriverà mai, quel momento, e se sia anche solo lontanamente possible. Poi mi ha aiutata a nascondere l’accento perché dice che il mio inglese è talmente buono che sono pronta per il passo successivo.
Il giorno dopo, io ho ricominciato la mia settimana lavorativa. La sera mi ha scritto e mi ha detto che era stato malissimo tutto il giorno, e che ci saremmo visti l’indomani. Martedì aveva le prove al locale, mi ha chiamata quando ha finito ed è venuto di nuovo da me. Con gli avanzi della crust della pumpkin pie, che è più salata che dolce, avevo fatto dei sablés, una specie almeno, così glieli ho serviti per cena farciti col cooked ham e il gouda cheese che aveva comprato per le empanadas. Ma sapeste che delizia è venuta fuori!!!! L’impasto è molto burroso, tra una sfoglia e una brisée, e il tutto ha un gusto di Valdostana… ottime davvero, perfette per uno snack o per l’aperitivo o fingerfood. Ma non mi ha lasciato il tempo di fotografarle.
Poi si è messo a letto, era già piuttosto tardi ma non avevamo sonno. Gli ho raccontato il mio sogno della notte prima, che ero nella mia cucina in Italia e facevo una torta, quando un bimbetto di 6-7 anni arriva e mi ruba un biscotto. Io col mestolo in mano corro e cerco di acchiappare mio figlio che ride felice, finché lo raggiungo, lo stringo forte mentre gli faccio il solletico e tutti e due strilliamo come matti. Lui mi ha chiesto se era un maschio e se mi assomigliava, io mi ricordavo solo che era un bel bambino coi capelli castano chiaro, quel castano che col sole diventa quasi biondo, e che avevamo un ottimo rapporto.
Lui era di ottimo umore e terribilmente carino, forse perché stava molto meglio, insomma era difficile credere che il giorno prima si sentisse tanto male, mi abbracciava e ci siamo scambiati qualche regola di italiano e spagnolo, poi mi coccolava, faceva lo scemo, poi si è messo a parlare con la mia pancia, che è rumorosa in qualsiasi condizione sia, affamata o piena, in digestione o addormentata. Si faceva proprio i discorsi! Chiedeva, fingeva di sentire le risposte, insomma… Un cretino, ma mi faceva ridere, ed è stato bello. Poi mi ha detto che aveva male all’occhio perché la volta prima che si era fermato da me mi ero girata nel sonno e gli avevo tirato un pugno. Poi si è messo a cantare un tango argentino finché a forza di ridere mi è venuto sonno e gli ho chiesto di star zitto e di provare a dormire perché tra una cosa e l’altra erano gia le tre passate, e io avevo la sveglia alle 7.
Quando è suonata, eravano ancora abbracciati e tutti appiccicati. E non voleva farmi andare via. Alle 7.20 ho dovuto liberarmi dal suo abbraccio e lui si è girato dall’altro lato e, con tono drammatico, mi ha detto: “All right then, just go!!! Leave me alone since you don’t want me!!’. Ho cominciato la giornata con una risata. E' stata dura andarsene. Ho fatto il caffè e per le 8 eravamo fuori, io per prendere il pullman lui diretto a casa sua, che sta a un minuto dalla mia.
Domenica festeggeremo il Thanksgiving, anche se sarebbe domani, ma qui io lavoro e ho tempo solo nel weekend. Spero che la pumpkin pie mi venga migliore di quella di domenica scorsa… E che sia una giornata felice, e solo il primo di tanti Thanksgiving che festeggeremo insieme. E’ da secoli che desidero passarne uno in un’autentica famiglia Americana, spero che il sogno di bambina, nato guardando le serie Tv, possa avverarsi prima o poi, in un pomeriggio gelido e probabilmente innevato, in una città vicina a un lago, in una casa dove le voci delle donne, anche se numerose e indaffarate in cucina, non giungono agli uomini seduti in salotto. Anche se non credo che, se mai succederà, potrò contenere il mio entusiasmo e la mia felicità, e manifestarli in tutto il mio essere italiana!
Ps. Questo post è stato scritto cominciato un mese fa, continuato una frase per volta fino a rimanere lì, incompleto, e troppo lungo persino per me. Stasera volevo davvero terminarlo e pubblicare, ma mi ha chiamata per la cena e, di nuovo, gli ho dato la precedenza lasciando indietro blog, chat con gli amici, mail alla mamma, riordino di iTunes. Ora sono le 02.00 e mi son stufata, lo taglio e lo pubblico senza manco rileggerlo né ricordarmi cosa ho scritto e dove mi sono fermata, così imparo a darmi una regolata!
Domani mi sono imposta di starmene a casa per fare le mie cose, e PROMETTO che pubblicherò la ricetta delle nostre Empanadas. E poi verrà anche il Thanksgiving… Ahh! Che mangiata!!!
Un bacione a tutte!!!! Nanna time for me!!
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